martedì 26 aprile 2011

Less is more

Who Trio

Cleen Feed

Non ci sono fragori tra i solchi di questo cd, l’interazione tra il pianista Michel Wintsch, il contrabbassista Bänz Oester e il batterista Gerry Hemingway si realizza per buona parte all’insegna dell’introspezione e del minimalismo. Un lessico sussurrato che ricorda in taluni passaggi atmosfere di jarrettiana memoria e che in diversi episodi oltrepassa i confini della musica afroamericana. Tutto appare avvolto nell’aurea di un infinito sonoro velato e inafferrabile, dove il dialogo fra i tre protagonisti si incunea alternando fraseggi di elegante melodia a sottili tensioni che nervosamente pervadono taluni brani. Tutto rimane sospeso in un non svolgersi, in una incertezza indefinita. Profondo e raffinato il pianismo dello svizzero Wintsch, inevitabilmente intriso di cultura europea, in special modo nella prima parte di “Wedding Suite”. Accanto il delicato ma ricco percussionismo di Hemingway e  l’incedere incisivo e preciso del  contrabbasso di Oester. Appaiono distaccati protagonisti con nonchalance di un gioco fatto di suggerimenti e di accenni con il quale sembrano trascendere la realtà, immersi in un interplay denso d’intimità che incanta e trasporta. Viaggiamo con loro nell’incertezza di una idealità sonora fuggevole ma per una volta magicamente reale.  


Quartet (Moscow) 2008

Anthony Braxton

Leo Records


Evolve in quartetto il Diamond Curtain Wall Trio del sassofonista Anthony Braxton che aggiunge Katherine Young al fagotto ai già acclusi Taylor Ho Bynum ai fiati e Mary Harvolson alla chitarra. Tutti rigorosamente allievi del grande maestro ed impegnati in un percorso dagli orizzonti più ampi, rispetto all’esperienza della Gost Trance Music, in cui si evidenzia l’uso di un laptop e del software Super-Collider.
La registrazione, dal vivo a Mosca nel luglio 2008, si snoda attraverso due composizioni la “367B” ed “Encore” ma l’essenza dell’opera è tutta racchiusa nella prima delle due, settanta minuti in cui il quartetto avvolge il suono sintetico del quinto elemento, a volte sottilmente velato altre volte stridente e incalzante, in un vortice di musica in continua ebollizione. Non mancano  momenti di distensione mai avulsi e impropri nelle dinamiche variabili della DCWM. Le  incursioni del vasto campionario di fiati che la coppia Braxton-Ho Bynum mette in campo si caratterizzano per le innumerevoli variazioni tonali e ritmiche, contrappuntati dagli interventi cameristici della Young e dal trasversalismo chitarristico della Harlvorson. Ma ciò che più sorprende è come il quartetto riesce a celare l’elemento informatico tra le pieghe di una tangibile fisicità sonora. 
  
 Giuseppe Mavilla