Who Trio
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Non ci sono fragori tra i solchi di questo cd, l’interazione tra il pianista Michel Wintsch, il contrabbassista Bänz Oester e il batterista Gerry Hemingway si realizza per buona parte all’insegna dell’introspezione e del minimalismo. Un lessico sussurrato che ricorda in taluni passaggi atmosfere di jarrettiana memoria e che in diversi episodi oltrepassa i confini della musica afroamericana. Tutto appare avvolto nell’aurea di un infinito sonoro velato e inafferrabile, dove il dialogo fra i tre protagonisti si incunea alternando fraseggi di elegante melodia a sottili tensioni che nervosamente pervadono taluni brani. Tutto rimane sospeso in un non svolgersi, in una incertezza indefinita. Profondo e raffinato il pianismo dello svizzero Wintsch, inevitabilmente intriso di cultura europea, in special modo nella prima parte di “Wedding Suite”. Accanto il delicato ma ricco percussionismo di Hemingway e l’incedere incisivo e preciso del contrabbasso di Oester. Appaiono distaccati protagonisti con nonchalance di un gioco fatto di suggerimenti e di accenni con il quale sembrano trascendere la realtà, immersi in un interplay denso d’intimità che incanta e trasporta. Viaggiamo con loro nell’incertezza di una idealità sonora fuggevole ma per una volta magicamente reale.
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