Exploding Star Orchestra
Delmark
Records
Una
dedica speciale a due grandi del jazz come Bill Dixon e Fred Anderson, entrambi
scomparsi nel giugno del 2010, accompagna questo cd della Exploding Star
Orchestra che da tempo ridisegna gli ambiti tradizionali in cui di solito si
esprimono gli ensemble allargati. Un orchestra già al fianco dello stesso Dixon
che oggi ha in quel Rob Mazurek di CalmaGente, qui recensito qualche settimana fa, il suo leader maximo, nonché
conduttore e compositore. Un musicista ispirato e innovativo come ormai
dimostra di essere in ognuno dei contesti in cui è presente: dal Chicago
Undergrond Duo al trio Starlicker senza dimenticare il quintetto di Sound is. Questo lavoro con l’Exploding
Star Orchestra, tra le cui fila ritroviamo tra gli altri i più noti: Nicole
Mitchell, Matt Bauder, Greg Ward, Jason Adasiewicz e il Mike Reed di Empathetic Parts già recensito in questo
blog, si apre con il brano “Ascension Gost Impression” ed è introdotto da un breve
fischio umano al quale si uniscono in rapida sequenza le note di un pianoforte,
quelle di un vibrafono, i fraseggi liberi dei fiati e i contrappunti della
sezione ritmica fino al formarsi di un intenso flusso sonoro in cui si fa
spazio in maniera sempre più soffocante una sorta di rumore urbano. Poi di
colpo, come chiudendo una porta che divide da un ipotetico luogo esterno, il
rumore cessa e prende forma una splendida e armoniosa melodia. E’ una parentesi
relativamente breve perché da lì a poco il fragore riprende alternando pause di
fredda interazione in assoluta discontinuità formale. La successiva “Chromo
Rocker” ricompone un quadro più omogeneo e mette in mostra un quid nervoso che
pervade l’Orchestra sia dal lato ritmico che da quello armonico. “Three Blocks
of Light”, terza delle quattro tracce presenti, è un campionario di suoni
esotici umani ed elettronici intriso di un’ipnosi latente che avvolge
l’ascoltatore: guizzi improvvisi, ora dell’uno ora dell’altro, tra brevi dialoghi
spigolosi, in una atmosfera di trascendenza dalle logiche di interplay
tradizionale. “Impression” in chiusura ci riporta alla realtà perché giocata su
toni più comuni in cui comunque l’impronta tipica di Mazurek e soci è più che
avvertibile. Un cd che sintetizza un accostamento riuscito e del tutto inedito
tra acustica ed elettronica, e che aggiunge nuova linfa al futuro del jazz.
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