domenica 25 settembre 2011

Stars Have Shapes

Exploding Star Orchestra

Delmark Records
Una dedica speciale a due grandi del jazz come Bill Dixon e Fred Anderson, entrambi scomparsi nel giugno del 2010, accompagna questo cd della Exploding Star Orchestra che da tempo ridisegna gli ambiti tradizionali in cui di solito si esprimono gli ensemble allargati. Un orchestra già al fianco dello stesso Dixon che oggi ha in quel Rob Mazurek di CalmaGente, qui recensito qualche settimana fa, il suo leader maximo, nonché conduttore e compositore. Un musicista ispirato e innovativo come ormai dimostra di essere in ognuno dei contesti in cui è presente: dal Chicago Undergrond Duo al trio Starlicker senza dimenticare il quintetto di Sound is. Questo lavoro con l’Exploding Star Orchestra, tra le cui fila ritroviamo tra gli altri i più noti: Nicole Mitchell, Matt Bauder, Greg Ward, Jason Adasiewicz e il Mike Reed di Empathetic Parts già recensito in questo blog, si apre con il brano “Ascension Gost Impression” ed è introdotto da un breve fischio umano al quale si uniscono in rapida sequenza le note di un pianoforte, quelle di un vibrafono, i fraseggi liberi dei fiati e i contrappunti della sezione ritmica fino al formarsi di un intenso flusso sonoro in cui si fa spazio in maniera sempre più soffocante una sorta di rumore urbano. Poi di colpo, come chiudendo una porta che divide da un ipotetico luogo esterno, il rumore cessa e prende forma una splendida e armoniosa melodia. E’ una parentesi relativamente breve perché da lì a poco il fragore riprende alternando pause di fredda interazione in assoluta discontinuità formale. La successiva “Chromo Rocker” ricompone un quadro più omogeneo e mette in mostra un quid nervoso che pervade l’Orchestra sia dal lato ritmico che da quello armonico. “Three Blocks of Light”, terza delle quattro tracce presenti, è un campionario di suoni esotici umani ed elettronici intriso di un’ipnosi latente che avvolge l’ascoltatore: guizzi improvvisi, ora dell’uno ora dell’altro, tra brevi dialoghi spigolosi, in una atmosfera di trascendenza dalle logiche di interplay tradizionale. “Impression” in chiusura ci riporta alla realtà perché giocata su toni più comuni in cui comunque l’impronta tipica di Mazurek e soci è più che avvertibile. Un cd che sintetizza un accostamento riuscito e del tutto inedito tra acustica ed elettronica, e che aggiunge nuova linfa al futuro del jazz.

 

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