domenica 1 aprile 2012

Accelerando


Vijay Iyer Trio

Act Records


Il pianista indiano Vijay Iyer è da sempre uno dei musicisti più innovativi della scena jazz di Brooklyn. A lui si guarda come una fonte di energia vitale per lo sviluppo del jazz contemporaneo. Questa sua recente produzione per l’etichetta tedesca Act prosegue il lavoro intrapreso con l’ottimo Historicity del 2009 e fa seguito al validissimo Solo del 2010. L’elemento primario su cui Iyer concentra la sua ispirazione è il ritmo inteso come movimento, frenesia, danza, aspetti insostituibili nella vita di tutti i giorni. Non a caso nelle note di copertina il pianista così definisce il cd: "Questo album è il lignaggio della musica americana creativa basata su ritmi di danza." A coadiuvarlo in questa interpretazione moderna del classico piano trio troviamo Stephan Crump al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria due musicisti che interpretano in maniera perfetta la filosofia di Iyer che mette insieme undici tracce tra originali e riproposizioni dimenandosi tra un’ossessione ritmica costantemente in crescendo e un esercizio armonico di raffinato impatto. Il trio esordisce con la snella “Bode” una sorta di genesi ritmica che preclude alle seguenti “Optimism” e “The Star Of a Story” in cui il ritmo prende forma quasi ipnotica in un continuo crescendo  spezzato solo da cellule di armonie a cui da alito oltre al pianoforte del leader il contrabbasso di Crump. Con la quarta traccia il pianista estrae dal suo magico cilindro una magistrale riproposizione di un hit del compianto Michael Jackson.  E’ “Human Nature” una autentica perla la cui armonia lirica e ritmica viene prima cesellata con minuziosa cura e successivamente decostruita e ricostruita tra mille micro variazioni. Poi Iyer pesca nel repertorio del grande e artisticamente introverso Henry Threadgill reinterpretando “Little Pocket Size“ restituita, pur nella esiguità strumentale di un trio, in tutta la sua complessità e caratterizzata da sonorità più nette e ricercate e una ritmica sempre e comunque in crescendo. Sono tre composizioni inedite del leader consumate in un ambient pulsante e fluorescente a precedere  l’ultima traccia la magistrale “The Village of Virgins” di Duke Ellington che mi catapulta dentro un ritmo gospel...... inebrio e goduria a chiusura di una produzione di disarmante bellezza.



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