Delmark
Il sassofonista e clarinettista Keefe Jackson, da Fayettevile, in Arkansas, dove è nato, si è trasferito a Chicago nel 2001, di lui ho scritto a proposito di uno dei suoi album di qualche anno fa, A Round Goal, leggetene qui la recensione se ne siete curiosi. Nella città del vento il nostro ha trovato gli stimoli giusti per realizzare i suoi progetti, grazie alle opportune collaborazioni con musicisti come Josh Berman, Dave Rempis, Mike Reed, Jason Roebke, solo per citarne alcuni. Tra questi anche uno dei più rappresentativi vibrafonisti del jazz contemporaneo, ovvero: Jason Adasiewicz. Il frutto della collaborazione in duo, con quest'ultimo, è un album registrato a Chicago nel giugno del 2015. Un album giocato tra scrittura e improvvisazione nell'ambito di nove composizioni originali scritti in massima parte da Jackson e in minor misura da Adasiewicz. L'intento è quello dichiarato senza mezzi termini da i due protagonisti: esplorare le composizioni e da lì generare gli elementi per l'improvvisazione. Quindi nulla di trascendentale e nessun elemento inedito nell'arte di suonare jazz. Eppure quello che ne viene fuori è l'insieme di nove episodi intrisi di pregevoli dialoghi ad iniziare dalla introduttiva “Caballo Ballo” ironica in alcuni frammenti, fatta di batti e ribatti, di fughe e rincorse, di porzioni improvvisate giocate su svariate sfaccettature timbriche. Poi c'è il lirismo incantevole di “A Rose Heading” il brio e le sinuosità di “Swap” gli umori bop della title track, le venature blues di “Putting it On Taking it Off” e tanto altro ancora. Jackson e Adasiewicz viaggiano in perfetta sinergia, si scambiano ruoli e posizioni, si inventano storie sonore intrise di rara bellezza travalicando anche i confini del genere jazz e restituendoci un album di grande levatura e quindi altamente consigliato.