Matthew Shipp
Cantaloupe
Nuovo album per il pianista Matthew Shipp, questa volta in piano solo, come già accaduto per tanti album della sua discografia e per i recenti The Intrinsic Nature of Shipp (2023) e The Data (2024) incisi in solo rispettivamente per la Mahakala Music e per la Rogue Art, cliccare sul titolo dell’album per leggerne la recensione. Con The Piano Cosmic, Shipp cambia etichetta discografica e sceglie la Cantaloupe Records di New York che opera secondo le direttive del collettivo Bang on a Can, un’organizzazione internazionale dedita al supporto della musica sperimentale ed in particolare della musica “classica alternativa", "classica sperimentale" o "classica indie", oltre a collaborazioni con artisti e compositori di tutti i generi, tra cui jazz, elettronica, rock, pop e hip-hop.
I co-fondatori sono: Michael Gordon, David Lang e Julia Wolfe, cliccare qui per saperne di più. Se siete curiosi o abituati a leggere questo blog e nel contempo amate la musica di Shipp vi chiederete come mai, il pianista newyorkese, ha avuto così tanto a cuore che questo suo album venisse pubblicato dalla Cantaloupe Records. Ebbene, Shipp ha ritenuto che la sua musica, ascoltata nel contesto del catalogo di Cantaloupe, avrebbe potuto incoraggiare le persone ad ascoltare un aspetto diverso di ciò che fa.
Nei fatti The Piano Cosmic prosegue il discorso che Shipp ha già intrapreso con album come quelli che cito all’inizio di questa recensione, cercando di affinare e plasmare al meglio quelli che sono ormai aspetti consolidati nella sua espressività, mi riferisco innanzitutto alla sua composizione improvvisata, al suo alternare porzioni di rara liricità a mutamenti convulsi, nervosi, all’uso straordinariamente travolgente del pedale sustain, nonché l’avvicinamento costante e sempre più deciso alla classica. E’ chiaro che Shipp cerca nuovi adepti alla sua musica, ascoltatori preparati, curiosi, capaci di guardare anche al di là delle sue attuali proposte.
Il pianista newyorkese raccoglie numerosi stimoli dal mondo classico attuale e culturalmente avanzato ma non dimentica la tradizione blues e jazz, lo dimostrano le citazioni di piano straide e i vari episodi in cui ricorre a suo modo alla classica progressione armonica I-IV-V. Scorrendo le dodici tracce dell’album si scopre ancora una volta lo stretto rapporto che ha con il suo pianoforte sul quale riversa sentimenti ed emozioni, sulla tastiera le sue dita scivolano da una parte all’altra con grande precisione, trasformando tensioni e rilassamenti in episodi di grande musica contemporanea
La title track incanta già dalle prime note con un fraseggio lirico che disegna geometrie di rara bellezza armonica mentre “Orbit Light” è tumultuosa, cangiante nel passo ritmico ed espressivo. La quinta traccia è “Other Dimensional Tone” fredda nella sua intro si colora a tratti di micro melodie prima di lasciare la ribalta a “Blue Orgasm” travolgente mescolanza di energia jazz-blues. “Suburban Outerspace” al n.8 delle dodici tracce è rarefatta, intima, nei fatti una ballad che nel finale sembra inciampare per alcuni secondi in una nota ostinata.
Si va verso il finale con la risonante e martellante “Subconscious Piano” e si chiude con “A Cosmic Thank You” brano dall’ambient ricco di mistero ma intensamente espressivo sia nei passaggi più spigolosi accennati con forza, sia nelle curve liriche di un’espressività che lascia il segno a chi ascolta. Questo tutto quello che ho potuto raccontarvi di un altro capolavoro firmato Matthew Shipp. Non mancatelo!
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