Sunna
Gunnlaugs
Arriva
dall’Islanda la pianista Sunna Gunnlaugs in trio con Þorgrímur Jónsson al
contrabbasso e Scott McLemore alla batteria per una produzione in cui sembra
voler ricapitolare quanto metabolizzato musicalmente in questi ultimi anni.
Dalle esperienze in America nell’area newyorkese a un certo modo di concepire
il jazz in Europa con riferimento privilegiato per il sound Ecm non
dimenticando gli elementi propri della cultura musicale popolare della sua Islanda.
Quello che ne viene fuori è una selezione di dieci brani dalle strutture
preordinate e dalle sonorità raffinate contraddistinte da ritmiche mai incalzanti,
tipicamente da ballad. Si apprezza il pianismo della Gunnlags dall’espressività
pronunciata e dalle geometrie cangianti sempre dialogante con gli altri due
componenti il trio in un interplay fitto e in perenne relazione con una sezione
ritmica che sa costruire sequenze temporali intrise di una densa musicalità. Jónsson
al contrabbasso si mostra in grado di tracciare fraseggi armonici piacevolmente
articolati mentre McLemore sa ispessire con gusto e notevole sensibilità i
passaggi più intensi dell’intera selezione. Tutto scorre con fluidità alternando giochi di
contrappunti e melodie dai risvolti struggenti in un ambient che a volte
evidenzia una sfaccettatura tipicamente jazzistica altre volte delinea i
contorni di partiture che potrebbero essere state composte a sostegno di
ipotetiche sequenze filmiche. Numerosi gli episodi che meritano una citazione e
che elevano il livello qualitativo dell’intera produzione a partire dalla
iniziale title track, dal fraseggio elegante e cantabile, passando per la
jazzistica “Crab Canon” e per la struggente "Fyrir Brynhildi" intrisa di umori folk e
non dimenticando le sottili sfaccettature liriche delle successive “Safe from
The World” e “Not What But How. Da gustare un po’ alla volta, ascolto dopo
ascolto.