Cryptogrammophone
E’ nell’est village di New York che ha sede “The Stone” voluto da John Zorn per accogliere le anime libere del jazz newyorkese e i fermenti della Downtown. Ed è allo “Stone” che il 30 luglio del 2009 si sono incontrati il chitarrista Nels Cline, il sassofonista Tim Berne e il batterista Jim Black. Nella loro dotazione strumentale di quella sera c’è anche un laptop affidato alle attenzioni di Jim Black nonché gli armamentari elettronici utili all’elettrica di Cline. La performance è vibrante e giocata su toni rock e timbri elettrici come d’altronde la cifra stilistica, già ampiamente nota del chitarrista, lascia immaginare. Il connubio con Berne è ben riuscito perché il sassofonista riesce ad interagire e confrontarsi con Cline mostrando adeguata attitudine verso i ritmi fulminanti imposti dallo stesso. Anche per Black il percorso non presenta affanni di sorta perché il batterista arricchisce il suo drumming di una scoppiettante fluorescenza. La registrazione scivola dirompente attraverso le nove tracce, distinte solo nell’elenco riportato all’interno della copertina del cd, mentre si susseguono in assoluta continuità all’ascolto. La distinzione mi torna utile per definire con precisione alcune porzioni che si differenziano dall’incedere primordiale della registrazione. E’ il caso di “Momento” che individua una esecuzione dal clima rarefatto dove prevalgono sonorità elettroniche di enfasi contemporanea con varie sfumature abrasive. E poi “The Barbarella Syndrome” che esplica una dialettica jazz attraverso un’iniziale interazione chitarra elettrica-batteria, ai quali si unisce più avanti il sax, in un intreccio frenetico e labirintico che sembra non avere fine. “The Dawn of The Lawn”, traccia n.5, ha ritmi pulsanti e strali ipnotici mentre le conclusive “Tiny Moment” I e II evidenziano rispettivamente, i fraseggi in crescendo di Berne contrappuntati dal multiforme chitarrismo di Cline e l’ambient imbevuto di effettismo elettronico di cui è opportuno propositore Black al laptop. The Veil nei fatti è un’incursione intensa tra suoni e ritmi mutuati in parte dal rock ma interpretati e reinventati attraverso una metodologia jazz totalmente free.